Fotografia che unisce le persone e che chiede alla società civile di non ignorare un luogo e un tema importante come il carcere e la detenzione.
Cristiano Ragab intervistato da Federicapaola Capecchi
All’interno del TG FOTOGRAFIA (qui info https://federicapaola.wordpress.com/2021/03/10/tg-fotografia-torna-ad-aprile-2021/) un telegiornale dedicato solo alla fotografia, “10 minuti con” è un breve appuntamento con fotografi, sia nazionali che internazionali, dove si parla di alcuni aspetti fondamentali o di un loro lavoro o della loro ricerca in generale.
Ai 10 minuti con può seguire, a discrezione di Federicapaola Capecchi ed anche del gradimento dell’autore da parte del pubblico, un approfondimento che, a quel punto, diventerà lo speciale “focus on”.
Mercoledì 24 Marzo 2021 è stata la volta di Cristiano Ragab.
Con lui siamo entrati nel Carcere Minorile Ferrante Aporti di Torino – I.P.M. Ferrante Aporti – seguendo un progetto di inclusione che si poneva l’obiettivo di insegnare la pallavolo ai ragazzi della sezione maschile. Un lavoro che, attraverso lo sport, ha creato con i detenuti un rapporto di reciproca fiducia e rispetto riuscendo quindi a dialogare di ascolto, accoglienza, disciplina, regole, fiducia … alcuni degli elementi fondanti di qualsiasi relazione umana e sociale “sana” e vincente. Ed è la forza, il valore e l’importanza dello sport che ha portato Cristiano Ragab ad accettare di seguire e documentare questo progetto, così come è stato il potere rivoluzionario dello sport (e dei valori che lo abitano) a permettere a questi ragazzi di capire che “un modo diverso” è possibile ma, soprattutto, che chiunque, chiunque e in qualsiasi frangente della propria vita, può prefiggersi e raggiungere i più grandi risultati.

Cristiano Ragab ci ha accompagno di spazio in spazio fin da quando si sono chiuse le porte alle nostre spalle e abbiamo sentito girare le chiavi. Ci siamo mossi, attraverso le sue fotografie, nella sala adibita a palestra, nei corridoi; ci siamo seduti sulla sedia solitaria tra cemento e sbarre a fumare anche noi una sigaretta, abbiamo camminato raminghi tra i loro pensieri che sì, a volte, sembrava di poter cogliere.
Abbiamo parlato dell’importanza dello sport e del valore del corpo, quest’ultimo argomento troppo spesso sottovalutato se non addirittura ignorato dalla società contemporanea nonostante finga di prestare attenzione al benessere fisico e mentale. Perché questo stesso non lo si raggiunge limitandosi a pompare un po’ i muscoli. Attraverso le sue fotografie abbiamo discusso di valori e del valore di affezionarsi a qualcuno, di cui magari anche non sai davvero la storia ma di cui incontri la fragilità. D’altronde questa, la fragilità, è una questione di fiducia e di affetto.
Con Cristiano Ragab abbiamo potuto, ancora una volta, verificare come lo sport e la fotografia sportiva siano il linguaggio universale più democratico, capaci non solo di parlare ma di costruire insieme umanità, cultura e di conseguenza un futuro.
CRISTIANO RAGAB
“Nato a Milano 11 marzo 1971, trasferito poi definitivamente in provincia di Torino dove mi è stata regalata mia moglie Elisa, Cecilia e Lorenzo. I miei due figli non pelosi. Si è aggiunto poi un figlio peloso e sbavoso di nome Puck, come il folletto de Il Sogno di una notte di mezza estate. Un folletto travestito da boxer.
Fotografo spesso con una vecchia canon da 9 mpx, con lo schermo così piccolo che ormai non vedo più nulla per la vecchiaia e quindi molto foto che mi sembrano perfette risultano poi sfocate in realtà ma le spaccio per scatti voluti. Tre menzioni al Monochrome Award. Una al Chromoaward”